Gentilezza

La gentilezza è una dote che dobbiamo coltivare perché negli ambienti di lavoro, molto spesso, non esiste.

Fa strano, di questi tempi, scrivere un articolo su un qualcosa di quasi ovvio, ma purtroppo devo dire che di ovvio non c’è nulla di quanto stiamo per scrivere.

Cosa intendiamo per gentilezza, però?

Cerchiamo di non dare nulla per scontato. La gentilezza viene spesso definita come un super potere, quando in realtà identifica qualcosa che ben conosciamo. Per gentilezza sul posto di lavoro non si intende che dobbiamo tutti diventare privi di spina dorsale o permettere che nelle nostre aziende succeda di tutto.

Con il termine gentilezza abbiamo identificato alcune caratteristiche di un buon ambiente di lavoro:

ASCOLTO

Dedicare il tempo a comprendere realmente quelle che sono le esigenze di una persona vuol dire ascoltare. Dipendente non è soltanto una persona che lavora per noi, ma è prima di tutto una persona con delle esigenze, dei bisogni e dei desideri. Con il contratto di lavoro che ha firmato non ne abbiamo acquisito il possesso.

Ascoltare vuol dire dare modo ad una persona di diventare un valore aggiunto.

SORRIDERE

Non ridere, attenzione. Neanche che adesso dobbiamo diventare tutti amici. Men che meno che siamo tutti una grande famiglia. Capiamoci bene dal principio.

Sorridere vuol dire aiutare le persone ad essere più aperte e a costruire fiducia. Il sorriso è la distanza più breve tra due persone. Se pensiamo di accogliere qualcuno esiste solo un modo: sorridendo.

DIALOGO

Parlare è vitale, soprattutto nelle nostre organizzazioni. Quando le persone che lavorano con noi smettono di parlare abbiamo un problema.

In questo caso parliamo di dialogo e parliamo di uno spazio che mettiamo a disposizione dei colleghi per fare in modo che possano, liberamente, condividere ciò che passa loro nella testa, senza sentirsi giudicati.

COMPRENSIONE

Spesso non possiamo fare nulla rispetto a ciò che capita nella vita dei nostri collaboratori, ma una cosa che funziona sempre la possiamo fare: possiamo “stare”.

Stare è un’attitudine e comporta delle responsabilità. Vuol dire che siamo moralmente obbligati a fare in modo che le persone siano il più possibile felici. Il lavoro è ciò che impegna per la maggior parte del tempo e dobbiamo fare in modo che quel tempo sia un tempo di qualità. Parlo professionalmente, ma anche personalmente. Le persone crescono se si sentono comprese.

FIDUCIA

Parliamo di quella libertà di poter fare ciò che reputiamo essere più giusto. Non vuol dire anarchia, vuol dire crescere. La fiducia IN qualcuno è quella che fa imparare, per esempio, a pedalare da soli senza le rotelline della bici. La fiducia DI qualcuno è ciò che ci rende responsabili.

Che ne pensate?

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