HR e AI, è possibile?
Quello che sta succedendo è evidente. L’intelligenza artificiale sta sempre più diventando una parte della nostra quotidianità e noi ci stiamo pian piano facendo amicizia.
L’AI sta entrando, neanche tanto lentamente, nelle nostre vite e noi esseri umani siamo sempre un passo indietro. Spesso abbiamo paura, altrettante volte siamo scettici, ma la verità è che non la conosciamo e non vogliamo quasi perderci del tempo.
Nonostante tutto siamo nella condizione di dover aprire le nostre porte per farla entrare e dobbiamo farlo anche per quanto riguarda i nostri rapporti personali.
Nelle nostre aziende, l’AI è in grado di aiutarci molto anche se facciamo quelli che non sanno in cosa.
Potrà aiutarci anche nella gestione dei nostri collaboratori?
Sicuramente è già in grado di leggere un CV e di darci un riscontro sulla base di un brief che possiamo fornire. Sarà in grado, nonostante tutto, di essere accurata ed efficace?
Il recruiting, per esempio, è un processo in cui l’AI sta entrando sempre più prepotentemente, ma è in grado di fornirci un supporto adeguato? Quanto rischiamo di perderci in tutto questo lasciandoci guidare troppo? Quanto corriamo il rischio di perdere l’abitudine di fidarci anche del nostro istinto e del nostro essere capaci di creare relazioni?
Oggi sono molti i CV “ben fatti” e molte imprese hanno capito bene come fare a presentarsi al meglio per attrarre i candidati e le candidate migliori. L’AI sarà capace di distinguere ciò che è vero da ciò che non lo è? Sarà in grado di aiutarci a scovare le ridondanze o sarà complice nel crearne delle altre?
La sintesi che possiamo farne noi oggi è: fidiamoci ed impariamo ad usarla. In questa sintesi è bene capire che il fidarsi è rispetto alle nostre capacità, in primis, di riconoscere le situazioni che viviamo. L’imparare ad usarla è relativo all’AI che, a nostro avviso, viene in pace (per ora).
Il grosso lavoro da fare, come sempre, è su di noi. L’AI è già pronta, non lasciamoci travolgere da un cambiamento che sta arrivando veloce.