Intelligenza artificiale e risorse umane

In ambito HR l’IA può aiutare tantissimo. Sembra strano, ma è proprio così! Capisco tutti i dubbi riguardanti il fatto che si possa perdere quella che viene definita la “componente umana”, ma anche qui è importante che capiate quello che è il mio punto di vista.

l’IA non si vuole sostituire alla persona: l’IA deve essere considerata come una serie di tool o di aiuti in grado di eliminare tutte le attività ripetitive o aiutarci a monitorare lo stato di salute della nostra azienda.

Facciamo due esempi:

1. Uso dell’IA nei processi di screening del personale

Il recruiting può essere considerato il perfetto campo nel quale cercare di fare esperienza ed utilizzare l’Intelligenza Artificiale. È da un bel po’ ormai che si parla di people analytics e bisogna tenere in considerazione il fatto che l’HR ormai deve analizzare rapidamente enormi quantità di dati connessi a dipendenti e candidati e in base a questi prendere decisioni.

Secondo l’indagine AI at Work di Oracle effettuata su oltre 600 responsabili HR, l’IA può essere utilizzata in diversi processi legati al mondo delle risorse umane. In particolare, gli intervistati utilizzano questa tecnologia in diversi settori:

  • il 40% nelle fasi di sourcing, screening e colloqui;
  • il 29% nello sviluppo e training di carriera;
  • il 26% per migliorare il recruiting dei candidati;
  • il 24% per il performance management;
  • il 23% per fornire ai recruiter insight e azioni predittive sul processo di assunzione.

Pensiamo di togliere dalla nostra quotidianità tutte le attività a zero valore aggiunto come la fase di sourcing, lo screening dei CV, l’organizzazione dei colloqui fisici o la creazione di un ordine di preferenze (ranking) tra CV. Potremmo dedicarci ad altro nel frattempo.

2. Proactive Retention di IBM

L’Intelligenza Artificiale può essere anche molto utile a prevenire la fuga di talenti e diminuire il turnover aziendale, cosa tutt’altro che trascurabile nel mondo del lavoro ipercompetitivo di oggi. Un esempio virtuoso in tal senso è il programma Proactive Retention di IBM, in grado di analizzare posizione, titolo e stipendio dei dipendenti, correlandoli alle informazioni sulla storia delle promozioni aziendali e sui rapporti con il management.

Sulla base di questi dati, l’algoritmo della nota azienda informatica statunitense calcola con il 95% di accuratezza la probabilità di separazione con un professionista e consente così un intervento tempestivo per andare incontro alle sue specifiche esigenze. Che sia un corso di aggiornamento o una competenza in più da raggiungere, un problema dato dalle ambizioni di carriera o l’esigenza di uno specifico benefit aziendale o familiare, IBM può agire in anticipo grazie all’analisi dei dati dei suoi software di IA. Questo processo di mantenimento e mobilità dei propri talenti ha consentito di raggiungere un risparmio di 300 milioni di dollari in retention negli ultimi 5 anni.

Insomma, se ben usata l’IA può essere davvero un valore.

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